La mente crea mondi…

La mente crea mondi

 

                                                                                                              (Illustrazione di Daniele Serra)

Con lo sviluppo della Neocorteccia l'essere umano ha acquisito un vantaggio evolutivo enorme nei confronti delle altre specie animali: la capacità di immaginare la realtà.

Un conto è agire in base a comportamenti istintuali, implementandoli con i dati appresi dall'esperienza (il fuoco brucia, quel cibo fa star male, ecc.); tutt'altra cosa è poter progettare un azione, prevederne le conseguenze, valutare rischi e benefici e coordinarla con altri simili grazie ad un linguaggio articolato. La mente umana ha permesso di effettuare questo salto evolutivo portando l'uomo ad immaginare realtà possibili, ma non ancora percepite. La scienza è arrivata, con le elaborazioni più avanzate della fisica teorica o della cosmologia, ad ipotizzare realtà che solo dopo molto tempo sono state dimostrate o che ancora attendono una conferma sperimentale (il Bosone di Higgs, le Onde gravitazionali, la Relatività dello Spazio e del Tempo, la Materia oscura e l'Energia oscura). La Tecnologia continua ad immaginare strumenti in grado di modificare il nostro modo di vivere e di percepire il reale (il WEB, gli Smartphone, le auto a guida autonoma). L'Arte da sempre contatta una realtà universale e simbolica e la trasferisce, col gesto creativo, nel mondo delle cose concrete e fruibili. I bambini fino ad una certa età vivono con molta concretezza il mondo della loro fantasia.

Ma tutto questo cosa ha a che fare con la psicoterapia?

Spesso mi ritrovo a confronto con un tipo di sofferenza che nasce dalla scissione troppo netta tra il mondo reale ed i vari mondi ideali che la mente ha saputo, o dovuto, costruire. Molto spesso la vita ci sottopone a dolori così profondi ed insopportabili, che vengono meno le risorse reattive: si struttura allora una difesa estrema ed efficace, fondata sulla capacità di costruirci un Mondo diverso da quello che siamo obbligati a vivere.

Non mi riferisco, in questo caso, alla soluzione delirante, dove la realtà viene di fatto soppiantata dalle fantasie dell'inconscio. Molto più frequentemente, la nostra mente ci consola proponendoci un Ideale di Mondo e di Vita, a cui aderiamo con desiderio e con rabbia. Il reale quotidiano diventa allora lo specchio della nostra perenne insoddisfazione e l'unica soluzione possibile appare la Fuga! "Se solo potessi cambiare lavoro..." - "Tornassi libero tutto cambierebbe..." - "Quella casa è diventata la mia galera..." - "Non fosse per i miei suoceri saremmo felici..." - "Se potessi avere solo un corpo diverso, allora..." - "Con i figli piccoli come si fa, non si vive più..." Le frasi sono tante e diverse, ma il contenuto è lo stesso: la vita vissuta non viene più percepita come quella giusta per me e la mia mente mi presenta un'alternativa immaginaria, che assume i contorni dell'Eldorado o del Paradiso perduto.

Talvolta questo meccanismo si rivela salvifico, quando riesce ad ispirare il coraggio di un cambiamento radicale, che davvero necessita affinché il procedere di una vita non si interrompa.

Altre volte l'evoluzione personale ha bisogno, invece, di accogliere la realtà come un dato di fatto, come una montagna con cui mi devo confrontare, come la sfida che può portare in me un cambiamento inaspettato.

Il mondo occidentale moderno è dominato dalla virtualità. Possiamo senz'altro guardare a questa fase della nostra società come ad una conseguenza di quella capacità astrattiva della nostra mente evoluta. D'altra parte è possibile cogliere le storture possibili di questa dimensione, che diseduca l'individuo dalla capacità di agire sul reale e su se stesso. Le meraviglie della dimensione virtuale, possono rapidamente privarci delle abilità necessarie a confrontarsi con la materialità del vivere. Di fronte al dato reale io posso elaborare una risposta efficace o posso evitarlo volgendo altrove la mia attenzione, come il mondo virtuale mi permette di fare. Anche i rapporti hanno subito il medesimo destino, liquefacendosi in una dimensione in cui il contatto ha sostituito la relazione.

E allora?

Allora ci tocca camminare, come sempre, in equilibrio tra il bisogno di coltivare e proteggere la nostra libertà di evolvere anche a prezzo di dolorosi tagli e la necessità di non fuggire dalla realtà, che ci è data come preziosa occasione di crescita. Sentiremo allora risuonare profondamente in noi una frase del poeta John Keats, che James Hillman ci propone come motto psicologico:

"Se vuoi, chiama il mondo la valle del fare anima. Scoprirai allora l'uso del mondo."