La società dei bisognosi

Dipendenza

Come sempre siede mite di fronte a me, rivestendo i suoi magnifici 50 anni con un mix equilibrato e sapiente di colori ben accostati. La cura nel vestire rimane purtroppo l’unico spazio che si concede per far valere la propria unicità.

La sua vita è una lunga sequela di gesti negati, di frasi non dette, di rabbie soffocate. Mi dice che non è ai riuscito a dire un “NO” deciso e convinto.

Io osservo che nei rapporti con gli altri non è mai neppure riuscito a dire  un “SI”, che sarebbe stato parimenti trasformativo: non ha mai vissuto fino in fondo un innamoramento; desidererebbe una famiglia propria, ma ha  evitato ogni possibilità concreta; da sempre ama lo sport ma non è mai riuscito a farne una scelta di vita.

Oggi, quest’uomo  comincia a comprendere come ogni qualvolta è in procinto di affermare se stesso viene assalito dall’angoscia di essere rifiutato dall’altro; e dopo il rifiuto intravede l’abbandono.

Ecco la radice di quel suo vivere sempre e solo di rimessa, schiacciato dalla paura di esporsi, che si fa subito rabbia quando rinuncia a vivere o senso di colpa le rare volte in cui  tenta una sortita.

Anche in questo caso è facile riconoscere un conflitto che tocca tutti noi e che stiamo vedendo farsi storia nella nostra attuale società.

madre e bambino ManiOgni essere umano sperimenta inizialmente una modalità specifica di amore, quello che nasce e si sviluppa nel rapporto con la propria madre. E’ un amore che si fonda sul bisogno reciproco, che fa da collante alla relazione. Il bambino ha bisogno della madre per sopravvivere, ma la madre ha bisogno del suo bambino per essere tale, per continuare a riconoscersi in quel ruolo che la identifica e la nutre così come il suo latte nutre il neonato.

Uscire da quella dimensione è fatica che impegna l’intera nostra vita: se non si impara a reggere il peso della propria autonomia non si riesce a vivere con intensità e neppure a morire sereni quando viene il tempo.

Ma quei primi intensissimi tempi trascorsi al calore della propria madre ci fanno sentire l’autonomia come la più grave minaccia: se divento autonomo e mi pongo come UNO di fronte all’ALTRO, allora non sarò più amato, allora sarò votato alla più irrimediabile delle solitudini.

Società consumisticaSul piano sociale anche il nostro  sistema economico attuale riproduce e promuove le relazioni dipendenti: ognuno deve essere bisognoso e quindi deve diventare un consumatore di beni prodotti e posseduti da altri. La cultura contadina insegnava a ridurre i bisogni e a farsi autonomi il più possibile, mentre oggi si esiste socialmente solo se votati al consumo.

Non è allora un caso se ci confrontiamo con una popolazione giovanile che fatica  a farsi adulta, con adulti che non riescono ad amarsi al di là dei propri bisogni, con cittadini che pretendono protezione senza farsi promotori di azioni sociali.

Dobbiamo accontentarci anche noi di un calzino ben abbinato o possiamo pensare possibile il salto verso una vera autonomia?

Ettore sulla riva