Corpo e Mente

CORPO E MENTE

Corpo e Mente

Il corpo è l’oggetto psichico per eccellenza,
il solo oggetto psichico.

J.P.Sartre, “L’essere e il nulla”

 

 

L’avvento del pensiero psicanalitico di Freud agli inizi del ‘900 rivelò come l’identità non sia una realtà granitica, ma il risultato di più entità agenti ed in conflitto fra di loro: da qui il termine “psicodinamica”, che sottolinea come il fenomeno psichico che noi osserviamo sia il frutto di un eqilibrio dinamico e non statico.
Il dibattito che ne seguì si limitò per lo più all’ambito psichico, ai rapporti fra Conscio ed Inconscio, fra Es ed Io, fra pulsioni e regole sociali, fra Inconscio individuale e Inconscio collettivo.
Se il principio di identità indicato da Cartesio, “Cogito ergo sum”, era stato infranto e la mente cessava di essere un’entità indivisa, identificabile con il soggetto stesso che pensa, ancora il Corpo non era stato recuperato.
Fu Wilhelm Reich a fare un primo fondamentale passo verso il recupero del Corpo in psicanalisi.
Egli osservò come il Carattere, inteso come insieme di modalità relazionali e reattive dell’individuo, e l’ipertonia che andava a riscontrare nei diversi distretti muscolari dei suoi pazienti erano funzionalmente identici.
Egli introdusse il cosidetto “pensiero funzionale” che non considerava i fini o le cause dei fenomeni fisici o psichici, ma li considerava dal punto di vista della loro funzione naturale o secondariamente difensiva.
Reich ritenne di aver scoperto un principio agente nell’essere umano come in tutto l’Universo: dai suoi studi risultò essere un principio di tipo energetico, da lui chiamato “Energia Orgonica”.
Se l’energia può fluire liberamente allora si instaureranno naturalmente delle pulsazioni di eccitazione e scarico che seguono l’andamento tipico dell’orgasmo e l’individo prova piacere, che deriva dalla totale apertura corporea e psichica. Viceversa l’angoscia diventa il fenomeno sperimentato psichicamente quando l’organismo si ritrae ed impedisce il flusso di energia.
La contrattura muscolare è il meccanismo somatico attivato inconsciamnte per bloccare il libero fluire dell’energia.
Esisterebbe quindi un unico substrato energetico che si manifesta sia sul piano psichico che su quello somatico.
La sua tecnica psicoterapeuttica, coerentemente con tali presupposti teorici, fu definita Vegetoterapia analitico caratteriale. Il lavoro col paziente alterna ed integra, a seconda dei casi, interventi classici psicanalitici, volti a svelare i meccanismi difensivi della mente, ed interventi fisici, volti a sbloccare le fasce muscolari contratte.
Tale approccio fu poi ripreso da un suo allievo, Alexander Lowen, e strutturato in quella che verrà a chiamarsi Bioenergetica.

 

La frattura Mente-Corpo in Occidente

 

Non a caso le idee di W.Reich hanno avuto un’eco molto modesta, mentre le varie teorizzazioni psicanalitiche si sono diffuse largamente.
In Occidente stiamo solo ultimamente uscendo da un lungo periodo culturale che ha scisso irrimediabilmente Mente e Corpo, per giunta riponendo nello psichico i valori più positivi e le basi della nostra identità.
Nel suo libro Il corpoU. Galimberti descrive in modo molto efficace il processo che ha rottto l’unità psicosomatica nell’uomo occidentale. Tutto ha inizio con la filosofia Platonica, che identifica nelle Idee il principio di Verità e di Bellezza: ha così inizio una tradizione idealistica, che, separando, introduce anche una valutazione e va decisamente a far concidere il Male con il Corpo.
Nel Fedro troviamo il famosissimo passo dove viene descritto l’anima come una biga guidata dalla ragione e trainata da due cavalli: quello bianco punta in alto verso il mondo delle Idee, mentre quello nero è irrestibilmente attratto dai piaceri terreni e punta verso il basso.
Ma nel Fedone i discorso si fa ancora più esplicito e leggiamo queste parole fatte pronunciare a Socrate: “…sembra ci sia un sentiero che ci porta, mediante il ragionamento, direttamente a questa considerazione, e cioè: fino a quando noi possediamo il corpo e la nostra anima resta invischiata in un male siffatto, noi non raggiungeremo mai in modo adeguato ciò che ardentemente desideriamo, vale a dire la verità.”
Nella Grecia omerica, che precedeva tale svolta culturale, non esistevano neppure le parole per descrivere tale distinzione: la parola soma descriveva unicamente il cadavere, in quanto il corpo vivente era identificato dal suo agire e dalle sue parti in azione (il “piè veloce” di Achille); mentre la psiche indicava letteralmente il respiro che lasciava il vivente al momento della morte.
Era il mondo della Tragedia, descritto da Nietzsche ne La nascita della Tragedia, definitivamente spazzato via dalla nuova visione Apollinea.
Anche la lingua ebraica non conosce i termini corpo e anima nella nostra accezione.
Nefes indica l’indigenza dell’uomo, la sua bisognosità, ma verrà tradotta in greco come Psiche e quindi è arrivata a noi come Anima.
Basar significa letteralmente carne e vuole indicare la caducità e l’impotenza dell’uomo se non è in armonia con la potenza di Dio, ma verrà tradotto in greco come Soma e quindi noi leggiamo sulla Bibbia Corpo.
In questo modo il Cristianesimo ha fatto sua la visione idealistica della filosofia platonica ed ha definitivamente sancito la separazione di ciò che prima era sempre stato unito: non a caso compare anche la figura del Diavolo, che etimologicamente indica “colui che divide”.
Ci penserà poi la rivoluzione scientifica a fare di questa separazione il mezzo per trasformare il Corpo in un “oggetto” studiabile come gli altri oggetti: il Corpo macchina descritto da Cartesio in opposizione alla mente pensante su cui l’uomo va a fondare la propria identità.
In ambito sociale sarà il Capitalismo a utilizzare il Corpo, così svuotato di vita, come una merce, che può essere comprata e venduta nel mercato del lavoro, o che può essere manipolata in vario modo per promuovere noi stessi nel Mondo (vedasi il Corpo nella pubblicità).
Questa è la premessa di tipo filosofico che va fatta per collocare correttamente il tema della Psicosomatica: un autentico approccio psicosomatico prevede una visione di sé che non scinda la Mente dal Corpo, altrimenti si ridurrà alla ricerca delle cause psichiche di alcuni malesseri fisici o delle ricadute psicologiche di una malattia corporea.
L’autentica psicosomatica la troviamo originariamente nei riti sciamanaci ed in generale nelle medicine tradizionali, che fanno riferimento ad una visione energetica dell’essere vivente, dove corpo e psiche sono modi per contattare e vivere quell’unica energia.

 

La Rivoluzione Olistica

 

Oggigiorno si osserva un rapido diffondersi di un nuovo paradigma culturale ed anche scientifico, che va a recuperare le concezioni più antiche sull’uomo: oggi si chiama Paradigma Olistico.
Se nelle culture antiche, che ancora sopravvivvono in poche società isolate dal contesto globalizzato, l’unità mente-corpo era un’esperienza ingenua e naturale, oggi sembra di assistere ad un recupero consapevole di quelle visione olistica originaria.
Non bisogna tuttavia ridurre la visione olistica a mero fenomeno di importazione culturale o, peggio, limitarsi alle tante letture “New age” semplificatrici e prive di fondamenti filosofici e scientifici.
Come ogni rivoluzione paradigmatica, anche questa implica la grandissima fatica di abbandonare una visione scontata della realtà e di noi stessi. Le lacerazioni ed il senso di smarrimento non sono evitabili, come non lo furono ai tempi di Galileo, quando si abbandonò definitivamente una visione teocentrica del Mondo per incontrare il nuovo paradigma scientifico della sperimentazione.
Per confrontarsi davvero con la novità culturale che si sta diffondendo occorrerà lasciarsi confondere e stupire dal pensiero dirompente di scienziati e filosofi ed antropologi che stanno convergendo su questa nuova visione.
Ne voglio qui ricordare alcuni.
La teoria generale del sistema di Ludwig Von Bertalanffy (1968) pone le basi epistemologiche per un discorso dei Sistemi, che non si possono in alcun modo ridurre alla sommatoria delle singole parti.
Il fisico teorico David Bohm, di cui possiamo ricordare il testo Il Tutto e l’ordine implicato del 1980, ha proposto una rivoluzionaria interpretazione della realtà e della coscienza che la conosce.
Egli ha avuto modo di affermare: “ Spero di portare alla luce un nuovo modo di pensare, coerente con la fisica moderna e in grado di non separare la mente dalla materia o il soggetto dall’oggetto.”
Bohm ipotizza che esista un “Ordine implicato” ed un “Ordine esplicato”. Noi cogliamo abitualmente solo l’Ordine esplicato, ma la realtà non può essere compresa in tutti i suoi aspetti se non si considera l’altro Ordine.
Anche la più piccola particella di materia può essere vista come un campo di informazione attiva dotato di una forma di coscienza: tale proto-coscienza sottesa ad ogni fenomeno, rappresenterebbe l’Ordine implicato.
Il modello fisico che meglio descrive questo tipi di lettura è quello dell’Immagine olografica, in cui il substrato non viene impressionato da una serie distinta di punti-immagine, come nella fotografia classica, ma da due raggi laser incidenti, uno diretto ed uno interagente con l’oggetto. Il risultato sarà una lastra che mostra le figure di interferenza dei due raggi sulla sua superficie (ordine esplicato), ma che mostrerà l’oggetto riprodotto nelle tre dimensioni se illuminata da un raggio laser (ordine implicato). La caratteristica notevole dell’ologramma è che ogni singola porzione della lastra incisa contiene l’informazione per riprodurre l’oggetto intero!
Il modello olografico è stato approfondito da Bohm insieme al neurofisiologo Karl Pribram, che pubblicò nel 1991 Brain and perception. In tale opera raggruppò le prove raccolte in oltre un decennio circa il funzionamento cerebrale: esso non funzionerebbe solo per attivazione di determinati circuiti neuronali, ma anche in modo diffuso, olografico appunto.
Quindi Bohm ipotizza una matrice di significato sottesa alla realtà come noi la percepiamo e Pribram raccoglie dati coerenti con l’ipotesi che il cervello funzioni proprio in maniera olografica.
Le ricerche neurobiologiche della neurofarmacologa Candace Pert, portarono alla scoperta del funzionamento dei neuropeptidi. Nel suo famoso libro Molecole di emozioni (1999) propose di identificare i neuropeptidi come i responsabili chimici delle emozioni. Naturalmente i recettori per tali peptidi sono altamente concentrati nel Sistema Limbico e nell’Amigdala, tradizionalmente conosciuti come centri per l’elaborazione emotiva, ma il gruppo della Pert riscontrò la presenza di numerosi altri Centri Nodali sparsi nel corpo con alta concentrazione di quegli stessi recettori. Questa scoperta fece concludere alla ricercatrice: “All'inizio del mio lavoro di ricerca credevo, a tutti gli effetti, che le emozioni fossero nella testa ossia nel cervello.Ora sono persuasa che sono realmente presenti anche nel corpo, esse sono prodotte dal corpo e parte del corpo. Ora non posso più fare la distinzione precisa tra cervello e corpo.” (Relazione al “Symposyum on Counsciousness and Survival” sponsorizzato dall’Institute of Noetic Science, estratto da Whole Earth Review, Summer 88).
Il chimico Ilya Prigogine fu insignito del Premio Nobel nel 1977 per i suoi studi sulle Strutture dissipative, che sovvertono apparentemente i preupposti della Termodinamica classica.
Le Strutture dissipative sono sistemi termodinamicamente aperti che scambiano materia ed energia con l’ambiente esterno; esse sono caratterizzate dalla formazione di strutture ordinate e complesse, contravenedno quindi alla Seconda legge della termodinamica, che prevede una spontanea evoluzione di un sistema verso il caos. In base a questi studi è possibile comprendere i sistemi neg-entropici più affascinanti: i sistemi viventi. L’astrofisico Erich Jantsch, sviluppando questi concetti, scrisse nel 1980 The Self-Organizing Univers, in cui descrive un nuovo modello evolutivo che si fonda sulla capacità dei sistemi viventi di auto-organizzarsi e di auto-trascendersi, attivando anche modelli collaborativi di co-evoluzione: egli applica questo stesso modello alle forme di vita organica, così come ai sistemi sociali o a quelli cosmici.
Sulla base anche di queste concettualizzazioni James Lovelock potè ipotizzare che il pianeta Terra si comporti come un unico organismo dotato di coscienza nel suo libro GaiaA new look at life on Earth (1979): quindi il concetto di un Tutto non più suddivisibile nelle sue parti ha continuato ad ampliarsi.
La Cibernetica, fondata negli anni ’40 dal matematico Norbert Wiener, è nata come scienza delle informazioni, ma oggi viene studiata come fondamento teorico per una visione olistica della realtà. L’Informazione è stata fin da subito descritta come un’entità priva sia di energia che di massa. Essa permette di guardare alla realtà materiale così come alla coscienza secondo una prospettiva del tutto nuova. “Per la cibernetica olistica l’esistenza è indivisibile totalità, un’unica energia intelligente che si manifesta a noi in due aspetti polari: la dimensione esteriore, oggettiva o esplicata costituita da materia-energia, e la dimensione interiore, soggettiva o implicata, costituita da informazione-coscienza.” (tratto dal sito www.enciclopediaolistica.com).
I principi della Cibernetica permettono di recuperare le intuizioni che ci provengono dalle antiche tradizioni spirituali e di integrarle con le più recenti acquisizioni della scienza occidentale.
Nitamo Montecucco, insieme al suo gruppo di ricerca, ha elaborato negli ultimi anni un modello, chiamato Cyber, che prova a delineare tale sintesi. In quest’ottica l’intera esistenza viene letta come il manifestarsi di un’unica Coscienza originaria, un unico principio informativo, che acquisisce gradatamente coscienza di sé nei vari gradi di sviluppo della materia e dell’energia, dalle singole particelle sub-atomiche, fino alle forme organiche complesse, alle organizzazioni viventi e alla autoscienza umana.

Per approfondimenti si invia ai seguenti siti.
www.psicosomaticapnei.com
www.enciclopediaolistica.com
www.benessereglobale.org

 

L’approccio psicosomatico

 

A fronte di queste nuove acquisizioni mi sembra corretto proporre un approccio integrato quando si affronta un cammino psicoterapeutico.
Le tecniche ed i concetti che ci giungono dalla Psicanalisi non possono più, a mio avviso, rimanere separate ed incontaminate rispetto alle sempre più numerose evidenze che la Mente non è un fenomeno separabile dal Corpo.
Inoltre i grandi passi avanti conoscitivi che anche le neuroscienze stanno facendo rispetto alla dimensione della Coscienza, dovrebbero orientarci a dare uno spazio importante anche alle tecniche meditative, primariamente volte a sviluppare una profonda Consapevolezza.
In uno studio psicoterapeutico e nella dimensione duale l’approccio più utilmente praticabile si serve del Respiro.
Gia Reich scriveva nel 1947 nel suo La funzione dell’orgasmo: “Il mezzo più importante per liberare il riflesso dell’orgasmo è una tecnica respiratoria creatasi spontaneamente durante il trattamento”.
In molte culture la parola “respiro” indica anche “energia”, in tibetano la stessa parola indica sia “mente” che “respiro”: questo ci dice che, intuitivamente, da millenni si era già capito che la respirazione è in grado di infuenzare il nostro stato energetico e mentale.
Negli anni ’70 Leonard Orr, sviluppò le tecniche di Pranayama apprese e scoprì che respirando in maniera intensa e circolare (senza pause) immerso nell’acqua calda rievocava intense memorie emotive legate al periodo della vita fetale e poi del parto. Strutturò tale tecnica in quello che verrà poi chiamato Rebirthing.
Lo stesso principio venne sfruttato da Stanislav Grof. Questo psicoterapeuta stava studiando gli stati alterati di coscienza utilizzando droghe psichedeliche. Non potendo più utilizzare tali sostanze si rivolse alla respirazione, riscontrando una grande efficacia. Chiamò la sua tecnica Respiro Olotropico.

In base alla mia formazione presso il Villaggio Globale, sotto la guida del dott. Montecucco, sono almeno tre le possibili applicazioni di tecniche respiratorie all’interno del percorso terapeutico che propongo.

  1. Anatomia esperienziale respiratoria. Si porta la persona in stato di profondo rilassamento a prendere contatto e coscienza con i vari distretti corporei più comunemente soggetti a blocchi muscolari di origine emotiva. I conflitti intrapsichici e le inibizioni emotive strutturatesi negli anni hanno sempre un corrispettivo sul piano corporeo, determinando i cosiddetti “blocchi psicosomatici”. Ritrovare il contatto sensibile e consapevole con il proprio corpo è il primo passo per provare a sciogliere tali blocchi.
  2. Emotional release. Un passo successivo può essere quello di agire direttamente sui blocchi identificati. Lo si può fare con un delicato massaggio, ma soprattutto convogliando il respiro nell’area su cui si vuole agire e attivando un respiro più intenso e circolare. Il terapeuta, oltre a far da garante sulla bontà dell’esperienza, incoraggia la persona ad abbandonarsi all’esperienza emotiva e la aiuta a collegare le sensazioni provate nel qui ed ora con quanto vissuto nel proprio passato. Lo scioglimento della rigidità muscolare facilmente permette l’ergere delle emozioni trattenute e quindi la loro rielaborazione.
  3. Vipassana. Tale meditazione, trasmessa a noi dalla tradizione buddhista Hinayhana, si fonda sulla concentrazione della mente sul respiro. La respirazione concentrata consapevole favorisce l’insauraursi dello stato meditativo e lo sviluppo, nel tempo della Consapevolezza di sé e della presenza mentale. Nel corso di un percorso di crescita è importante che la persona riesca a trovare uno spazio solido di presenza e di radicamento, una centratura che permetta di affrontare gli scossoni indotti dal processo di cambiamento avviato e mai scevro da dolori, confusioni e fatiche. La Vipassana è un potente strumento per costruire tale spazio sicuro.